Siamo un gruppo di donne: amiche, colleghe, mamme... Da tempo mettiamo le nostre esperienze di solidarietà femminile in comune, ne parliamo, riflettiamo, e pensiamo che molte donne costruiscano, nella vita di tutti i giorni, una silenziosa ma potente rete di affetti, di aiuti, di sostegno. Alcune di noi vengono da altre esperienze o vi sono tuttora coinvolte (Comitato per la pace Spartacus, Collettivo Echidna, Mamme per la Pace...), altre si sono semplicente unite confluendo il loro apporto personale di donne attente alla realtà che ci circonda e con la volontà di "uscire dal silenzio". Abbiamo pensato di costituire un gruppo, il Collettivo Pacha Mama, per cercare di essere un punto di riferimento e di scambio di esperienze per chiunque si senta sensibile alla lotta e alla solidarietà femminili.

AVVISO


Ciao a tutt*, è stata ripristinata la mail vecchia:

pachamama.ferrara@hotmail.it

ci auguriamo che non venga bloccata mai più

sezioni

21 feb 2008

Rassegna 21-02-08

Repubblica

l caso dell'interruzione terapeutica della gravidanza conclusa con l'intervento della polizia
Il Guardasigilli incarica gli ispettori del ministero. Relazione del Pg e della Prefettura

Aborto a Napoli, nuove indagini
"Le ricostruzioni sono discordanti"

Livia Turco: "La procedura seguita dai medici è conforme alla legge"

___________________________________
_______________________________________
_____________________________________

corriere

La sollecitazione inviata alla congregazione presieduta da Hummes

Brasile, appello dei preti: basta celibato

Istanza a papa Ratzinger per consentire ai sacerdoti di avere una famiglia. E per ridare i sacramenti ai divorziati

________________________________________

Legge islamica I giornali liberali la difendono

La manager Usa che rischia la vita
per un caffè in Arabia

Da Starbucks col collega: arrestata

___________________________________________________

all'origine della tragedia una pesante situazione di disagio familiare

Imola, uccide la figlia e tenta il suicidio

La madre Rosa Turrini, 49 anni, ha assassinato a coltellate Micaela Lelli, 25 anni, handicappata

_____________________________________________________

DALL'INDAGINE EMERSE SITUAZIONI DRAMMATICHE DI DEGRADO FAMILIARE

Abusi su una 12enne, arrestati i genitori

Avrebbero "favorito" la violenza sessuale sulla figlia da parte del padrino, anche lui finito in manette

______________________________________________________
__________________________________________________
________________________________________________
_____________________________________________
Rai news 24

Donne e lavoro----------Sgravi fiscali per le donne

Sgravi fiscali per le donne e investimenti per costruire asili nido e consentire alle donne di conciliare vita privata e impegni professionali. In Spagna si vota fra meno di un mese e i due schieramenti stanno corteggiando soprattutto dell'elettorato femminile. Nella campagna elettorale per le primarie americane le donne stanno giocando un ruolo di primo piano. E in Italia? Per l'economista Alessandra Servidori si puo' fare tanto, a partire dall'allegerimento della spesa pubblica che puo' liberare risorse che consentano alle donne di entrare nel mondo del lavoro, di restarci, di abolire le differenze salariali con gli uomini. E' oramai riconosciuto che l'aumento delle percentuali di donne occupate sarebbe un importante catalizzatore per la crescita nazionale, cosi' come oramai e' dimostrato scientificamente che almeno 3 manager donne nei consigli di amministrazione influiscono positivamente sui conti aziendali. Secondo l'imprenditrice Olga Urbani, a capo di un gruppo industriali arrivato alla quarta generazione e in cui il ersonale femminile rappresenta il 70% del totale, ''tra le peculiarita' che consentono di ottenere migliori risultati rispetto agli uomini ci sono la passione, la testardaggine e la sensibilita'".
__________________________________________________________

Margot Wallstroem"Le ragazze oggi sono bombardate da messaggi distorti in cui la bellezza si misura in etti, in certe fatture del corpo e in una determinata disponibilita' sessuale. Devono liberarsi dalla schiavitu' degli stereotipi che vedo ritornare e non disperdere cio' che e' stato conquistato in passato". Il ministro della Salute, Livia Turco, ha lanciato un allarme contro il modello di bellezza 'da velina' che ritiene sia ormai dilagante. "Le donne della mia generazione e di quella prima hanno dovuto liberarsi dagli stereotipi legati all'identificazione in un ruolo. Ho l'impressione che oggi sia peggio di allora e che questa battaglia la dovrete fare anche voi", ha detto dal palco alle giovani studentesse presenti ad un convegno organizzato a Torino. "Il diritto piu' importante per le donne - ha proseguito il ministro - e' quello di essere se stesse aggiungendo che "la bellezza e' avere fiducia in se', scoprire i propri talenti, potersi sperimentare e riproporre anche i valori che sono propri dell'esperienza delle donne". E infine la Turco ha difeso il diritto di diventare madri. "Non vorrei che queste giovani donne dovessero rinunciare all'esperienza della maternita'. Nella societa' di oggi non c'e' nessuna immagine del valore della madre e della bellezza del crescere un figlio". Si sta perdendo, ha concluso il ministro, l'idea che "dalla maternita' scaturiscono valori propri del genere femminile, ad esempio il valore della cura".
___________________________________________
Donne e società

Sono oltre cento le personalità internazionali che in una lettera indirizzata alle autorità iraniane protestano contro la chiusura della rivista Zanan, la più importante voce delle donne nella Repubblica Islamica. Gran parte dei firmatari sono docenti universitari americani, ma tra i nomi più illustri c'è anche quello del Premio Nobel Judy Williams, del sociologo Noam Chomsky e del filosofo Jurgen Haberman. La rivista Zanan è stata chiusa lo scorso 2 febbraio per ordine della magistratura di Teheran. La rivista diretta da Shahla Sherkat è accusata di "turbare gli animi e le coscienze delle donne" proponendo articoli che mettono in discussione la morale islamica.

______________________________________________________________


E' salito da due a quattro il numero delle donne ministro che fanno parte del governo degli Emirati Arabi Uniti dopo il rimpasto deciso dal presidente, lo sceicco Muhammad Bin Rashed al Maktoum. Secondo quanto riporta il giornale arabo 'al-Hayat', il nuovo esecutivo è composto da 22 ministri, con cinque che hanno dovuto lasciare il nuovo incarico e sette new entry. Novità riguardano il ministero dell'Economia, guidato da una donna, Lubna al-Qasimi, mentre resta al suo posto un'altra ministra, Mariam al-Rumi, che si occupa degli Affari Sociali. Il nuovo rimpasto di governo è stato deciso per riequilibrare la forza di tutti gli Emirati che compongono l'unione. "Vogliamo un governo al passo coi tempi e una amministrazione moderna - ha spiegato al-Maktoum - che lavori concretamente e in modo trasparente come se fosse una squadra".
__________________________________________
_______________________________________________
__________________________________________________________

manifesto 20 febbraio 08
Aborto, il Csm a Napoli
L'organo di autogoverno della magistratura apre un'istruttoria sul blitz della polizia al Policlinico. Chiesta una relazione al procuratore generale
Francesca Pilla
Napoli

È ancora tutto lì, in quella mezzora di nove giorni fa, da ripercorrere minuto per minuto nel tentativo di comprendere come mai in un intervento da manuale nell'applicazione della legge 194, si siano intromessi magistratura e polizia. E un lutto privato di una donna sia diventato di dominio pubblico. Un evento «anormale» che in una settimana ha provocato l'apertura di 5 indagini diverse: Garante per la Privacy, ministero della Giustizia, ministero della Salute, una interna già chiusa positivamente e una dello stesso pm Vittorio Russo che sta procedendo «per fatti non costituenti notizia di reato». Ieri è arrivata la sesta. Il Csm ha avviato un'istruttoria sul comportamento della procura di Napoli. E anche a Palazzo Marescialli ristudieranno la sequenza per valutare se ci sia stato un abuso.
Un portantino telefona prima delle 19 al 113, perché una donna sta partorendo nel bagno del secondo policlinico di Napoli. Gli agenti ottengono il via libera ad intervenire dal pm Russo. Alle 19.20 arrivano a sirene spiegate e secondo i testimoni, tra cui il responsabile dell'Ivg Francesco Leone, bloccano le uscite, interrogano personale e degenti, poi si dirigono dalla paziente appena uscita dalla sala operatoria per il raschiamento. La donna è confusa dopo un pomeriggio di contrazioni indotte e l'effetto dell'anestesia. L'ispettrice non si «intenerisce», chiede informazioni riservate e anche superflue: nome del padre e motivi dell'aborto. Nella confusione ipotizzano le accuse per i sanitari: mancata rianimazione del feto, ma non è un reato solo un'iniziativa provocatoria di un gruppo di medici qualche giorno prima. Allora si parla di «feticidio» alla 21esima settimana. Chiedono il sequestro della cartella clinica e del feto. Non hanno un mandato né c'è flagranza, in quanto il crimine non si realizza in un normale intervento di aborto terapeutico. Chiamano il pm, che si assume la responsabilità. Scoppia un putiferio, scattano le proteste di donne e uomini, dal centrodestra tacciono, eccetto Giuliano Ferrara. Quanto basta per mettere sotto accusa l'operato di polizia e magistratura.
Ieri il Csm ha accolto la richiesta di una verifica avanzata da tutte e sei le consigliere, laiche e togate, subito dopo il blitz. Nicola Mancino, il vicepresidente, ha annunciato il via libera all'istruttoria affidata alla Prima commissione che si occupa «del comportamento dei magistrati». Già subito dopo i fatti le consigliere avevano rilevato come, in quanto accaduto, non si fosse tutelata una persona in un momento di «difficoltà e debolezza». Si era andati oltre i normali accertamenti visto che «la legge 194, disciplinando le condizioni e le modalità per l'interruzione, prevede una procedura che consente di verificare documentalmente l'osservanza delle condizioni di legge».
Fino ad oggi il procuratore generale Giandomenico Lepore ha difeso il pm su tutta la linea, perché per verificare una telefonata, che lo stesso ha definito circostanziata, bisognava intervenire. Gli agenti hanno inviato la relazione su quei 35 minuti al policlinico: un'ispettrice donna avrebbe fatto sommarie domande alla signora che, affermano, si trovava in piedi nella sua stanza. Ma le contraddizioni non mancano. Primo il riscontro tra la telefonata e il reato contestato. Il portantino Ciro De Vivo nei suoi 4 minuti non ha mai pronunciato la parola aborto illegale, bensì riferiva di una signora che stava partorendo nel bagno, con i «ferri in mezzo alle cosce», particolare non provato. La relazione delle pattuglie si scontra con tutte le testimonianze delle ricoverate e dei sanitari che descrivono un atteggiamento spropositato rispetto al luogo e ai fatti contestati: sono state bloccate le entrate di un reparto ostetrico, mettendo in agitazione madri che stavano per partorire. Quanto alla donna, i testimoni concordano che si trovava nel suo letto (abbastanza plausibile appena 20 minuti dopo un raschiamento) dolorante e in stato confusionale. Ora spetterà al procuratore generale della Corte d'Appello, Vincenzo Galgano, fornire tutte le spiegazioni sulle decisioni di Russo, sia al ministro della giustizia Scotti che al Csm. Dopo le proteste corali, come ha detto lo stesso Mancino «si tratta di capire bene cos'è accaduto nell'ospedale, che peraltro è una struttura pubblica».
____________________________________________________
È ricoverata all'ospedale Careggi con l'utero e l'intestino perforati
«Mammane» a Firenze, ventenne cinese in fin di via
Eleonora Martini

È arrivata lunedì sera all'ospedale Careggi di Firenze con l'utero e l'intestino perforato, probabilmente da un uncino. Ha venti anni, ed era al quarto o quinto mese di gravidanza, secondo la prima versione dei medici che l'hanno visitata e che ora non sanno dire se sopravviverà. La prognosi sarà sciolta non prima delle prossime 48 ore perché ha perso molto sangue durante l'aborto clandestino a cui probabilmente si è sottoposta. Da sola, con attrezzi da cucina, sarebbe la prima versione che avrebbe fornito ad una parente stretta - una zia, sembra - che l'ha accompagnata in ospedale. Ma la polizia di Firenze, che ha fatto irruzione nell'ospedale, stavolta chiamata dai medici, sta indagando e interrogando amici e familiari della giovane donna per tentare di ricostruire la dinamica dei fatti. La ragazza, che vive nel capoluogo toscano con i genitori, è di origine cinese. Non un'immigrata clandestina, la fascia sociale che più incide nella piaga tuttora esistente degli aborti clandestini in Italia, 15-20 mila casi ogni anno. Ma il suo profilo corrisponde purtroppo alla media delle donne che nel nostro paese fanno maggiormente ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza: giovanissime e immigrate. E la causa prima è la poca dimestichezza con i metodi contraccettivi.
Eppure un caso di aborto clandestino praticato con uncini da "mammane" non è usuale neppure tra gli immigrati. Tanto meno nella comunità cinese, dove le donne semmai fanno più facilmente ricorso alla pillola abortiva Ru486, spesso importata illegalmente dalla Cina dove è in uso dal 1988. Ovviamente, quando ci riescono. «Alle strutture clandestine si rivolgono soprattutto le donne cinesi arrivate da poco, quelle che si affidano alla comunità di appartenenza. Altrimenti, c'è la tendenza a farsi assistere dal servizio sanitario italiano», ha spiegato ieri don Giovanni Momigli, presidente della Fondazione fiorentina Spazio Reale e profondo conoscitore della comunità cinese locale, che è una delle più numerose in Italia. Particolarmente importante, oltre che popolosa, è la chinatown che si è andata via via strutturando negli ultimi quindici anni nel centro della vicina città di Prato con l'immigrazione proveniente dalla provincia di Wenzhou, situata nel sud-est della Cina. I primi insediamenti a Firenze risalgono invece agli anni '70. «Sono circa cinquemila i cinesi ufficialmente presenti in città impegnati soprattutto nel commercio e nell'artigianato - ha spiegato ieri Hua Lin Lai, rappresentante degli immigrati nel consiglio comunale fiorentino - gli ambulatori clandestini ci sono, ma chi è regolare e conosce le leggi italiane si rivolge alle Asl. A volte chi va dai medici clandestini lo fa solo per ignoranza». Ma anche per paura o per sfiducia nei confronti dei medici italiani. Comunque sia, negli anni scorsi sia a Prato che a Firenze le forze dell'ordine hanno scoperto alcuni ambulatori illegali, spesso allestiti all'interno di fabbriche gestite da immigrati cinesi.
«Gli inquirenti chiariranno, ma l'episodio della giovane cinese ricoverata in gravi condizioni per un probabile aborto clandestino dice che è arrivato il momento di dire alt a certe polemiche strumentali - ha commentato la ministra delle Pari opportunità Barbara Pollastrini - Proviamo a immaginare che cosa potrebbe accadere se si dovesse determinare un clima persecutorio e di isolamento nei confronti delle donne che decidono di interrompere una gravidanza». Lo scenario è facilmente prevedibile, basta tornare con la memoria a quello che accadeva in Italia prima della legge 194: 350 mila aborti clandestini che uccidevano ufficialmente almeno una decina di donne l'anno. Anche se le stime più serie, come spiega Angela Spinelli, direttore del Dipartimento Salute della donna e dell'età evolutiva dell'Iss, parlano di almeno 300 donne salvate dalla 194 ogni anno. Altro che diritto all'aborto, dunque, ma una legge contro l'aborto.
______________________________-



E ora l'arcivescovo di Parigi chiede uno «statuto dell'embrione»
La richiesta dopo una sentenza della Cassazione. E Sarkozy riapre le porte alla religione nella vita pubblica. Mettendo in discussione la legge del 1905
Anna Maria Merlo
Parigi

Alla riunione dei vescovi che si tiene a Rennes, l'arcivescovo di Parigi, monsignor Vingt-Trois, ha chiesto che venga definito uno «statuto dell'embrione». Il prelato approfitta della situazione creata dalla recente sentenza di Cassazione (il manifesto, 13 febbraio) che, rispondendo favorevolmente alla domanda di tre famiglie, ha stabilito che è possibile dichiarare allo stato civile, cioè dare un nome e considerare come una persona, un feto nato morto, qualunque sia lo stadio del suo sviluppo. Questa sentenza può fare giurisprudenza, mentre finora in Francia, in seguito a una norma del '93 e a una circolare del 2001, vigeva il criterio dell'Organizzazione mondiale della sanità, cioè un feto deve pesare almeno 500 grammi e la gravidanza deve durare almeno da 22 settimane per essere considerato un «bambino nato morto». La sentenza di Cassazione ha sollevato inquietudine, perché può essere utilizzata per rimettere in questione il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza. E, puntualmente, è quello che sta succedendo: l'arcivescovo, anche se con finta ingenuità ha affermato di non voler far riferimento all'aborto, ha però sottolineato che in Francia «l'aborto non è legale, ma è stato soltanto depenalizzato» dalle legge Veil del '75.
L'inquietudine è forte, poiché il presidente Nicolas Sarkozy sembra voler riaprire la questione del posto della religione nella repubblica. C'è stato il discorso fatto in Vaticano, prima di Natale, dove ha affermato che, per l'educazione dei bambini, «il maestro non potrà mai sostituire il parroco o il pastore». Poi il presidente ha citato dio ben 13 volte in Arabia saudita, di fronte a un regime che fa riferimento a una tendenza estremista dell'islam, i wahabiti. Dove vuole arrivare Sarkozy? si chiedono inquieti i laici in Francia. Nel libro che aveva pubblicato nel 2004, sulla questione religiosa, Sarko affermava di voler voltare pagina rispetto alla situazione del passato, fondata dalla legge di separazione dello stato dalle chiese del 1905. Più volte ha parlato di «spolverare» questa legge, di «attualizzarla». Quando era ministro degli interni (e dei culti), ha svolto un ruolo importante per la creazione del Consiglio francese del culto musulmano, un'istanza rappresentativa dell'islam in Francia. L'obiettivo di Sarkozy sembra essere una revisione della legge del 1905, per permettere agli enti locali di finanziare la costruzione di luoghi di culto (è una richiesta dei musulmani, che ne hanno meno, hanno pochi soldi e sono quindi obbligati a rivolgersi all'estero per i finanziamenti).
Negli ultimi giorni, l'Eliseo ha un po' frenato le voci sulla revisione della legge del 1905, perché l'inquietudine cresce in un paese fortemente segnato da cent'anni di sanguinose guerre di religione e dove toccare quella legge è equiparato a una vera e propria dichiarazione di guerra. Ma Sarkozy è circondato da cattolici praticanti all'Eliseo. La sua direttrice di gabinetto, Emmanuelle Mignon - tra l'altro all'origine della controversa proposta di far «adottare» un bambino ebreo deportato da ogni allievo di quinta elementare - è ex allieva dei gesuiti ed è capo scout. Inoltre, il presidente francese guarda ai neo-con Usa come modello ideologico.
___________________________________________________________________

Cassazione
Omosessualità «disonorevole»
Roma

Per la Cassazione l'omosessualità è da considerarsi disonorevole. Un giudizio a dir poco discutibile, in cui l'omosessualità viene equiparata all'incesto ed espresso in una sentenza in cui i giudici del Palazzaccio riconoscono la non punibilità di un testimone che mente per difendere un familiare. «Disonorevole è la sentenza» è il commento espresso dall'Arcigay attraverso il suo presidente, Aurelio Mancuso. «L'omosessualità non può essere un fatto esposto come stigma sociale - ha spiegato Mancuso - e l'omofobia dei giudici e anche della classe politica è prodotta dal clima di omofobia dilagante nel nostro paese».
Il giudizio della cassazione è netto: un «rapporto incestuoso», così come «un rapporto omosessuale» sono tra i «fatti disonorevoli» che consentono di astenersi dal testimoniare e dover rivelare, ad esempio, le ragioni per le quali il testimone «era presente in un certo posto a una certa ora». Nel motivare la sua decisione, la Cassazione afferma tra l'altro che la tutela accordata dal primo comma dell'art. 384 codice penale («Casi di non punibilità») riguarda non solo le cosiddette «dichiarazioni indizianti» - cioè il testimone che sarebbe altrimenti costretto ad autoaccusarsi - «ma anche tutte le altre dichiarazioni dalle quali potrebbero emergere fatti disonorevoli (un rapporto incestuoso; un rapporto omosessuale) per il testimone (richiesto ad esempio di indicare le ragioni per le quali era presente in un certo posto a una certa ora)».
«E' gravissimo che un organismo istituzionale come le sezioni unite della Corte Suprema di Cassazione definiscano un 'fatto disonorevole' un rapporto omosessuale - commenta Aurelio Mancuso -. Noi ci consideriamo assolutamente orgogliosi dei nostri amori e dei nostri rapporti. Disonorevole è il pregiudizio il sociale, l'omofobia e sentenze come questa».
________________________________________________________
__________________________________________________________________
___________________________________________________________

Liberazione 21-02-08

La risposta a Magris (e tanti altri maschi)
su cosa vuole dire «rispettare la vita»

Abortire ovvero
una decisione
altamente morale

Italo Calvino*
Caro Magris,
con grande dispiacere leggo il tuo articolo "Gli sbagliati" (1). Sono molto addolorato non solo che tu l'abbia scritto, ma soprattutto che tu pensi in questo modo.
Mettere al mondo un figlio ha un senso solo se questo figlio è voluto, coscientemente e liberamente dai due genitori. Se no è un atto animalesco e criminoso. Un essere umano diventa tale non per il casuale verificarsi di certe condizioni biologiche, ma per un atto di volontà e d'amore da parte degli altri. Se no, l'umanità diventa - come in larga parte già è - una stalla di conigli. Ma non si tratta più della stalla «agreste», ma d'un allevamento «in batteria» nelle condizioni d'artificialità in cui vive a luce artificiale e con mangime chimico.
Solo chi - uomo e donna - è convinto al cento per cento d'avere la possibilità morale e materiale non solo d'allevare un figlio ma d'accoglierlo come una presenza benvenuta e amata, ha il diritto di procreare; se no, deve per prima cosa far tutto il possibile per non concepire e se concepisce (dato che il margine d'imprevedibilità continua a essere alto) abortire non è soltanto una triste necessità, ma una decisione altamente morale da prendere in piena libertà di coscienza. Non capisco come tu possa associare l'aborto a un'idea d'edonismo o di vita allegra. L'aborto è «una» cosa spaventosa «...».
Nell'aborto chi viene massacrato, fisicamente e moralmente, è la donna; anche per un uomo cosciente ogni aborto è una prova morale che lascia il segno, ma certo qui la sorte della donna è in tali sproporzionate condizioni di disfavore in confronto a quella dell'uomo, che ogni uomo prima di parlare di queste cose deve mordersi la lingua tre volte. Nel momento in cui si cerca di rendere meno barbara una situazione che per la donna è veramente spaventosa, un intellettuale «impiega» la sua autorità perché la donna sia mantenuta in questo inferno. Sei un bell'incosciente, a dir poco, lascia che te lo dica. Non riderei tanto delle «misure igienico-profilattiche»; certo, a te un raschiamento all'utero non te lo faranno mai. Ma vorrei vederti se t'obbligassero a essere operato nella sporcizia e senza poter ricorrere agli ospedali, pena la galera. Il tuo vitalismo dell'«integrità del vivere» è per lo meno fatuo. Che queste cose le dica Pasolini, non mi meraviglia. Di te credevo che sapessi che cosa costa e che responsabilità è il far vivere delle altre vite (2).
Mi dispiace che una divergenza così radicale su questioni morali fondamentali venga a interrompere la nostra amicizia (3).
Parigi 3/8 febbraio 1975

Note
(1) L'articolo di Magris era uscito sul Corriere della sera del 3 febbraio 1975. Calvino gli risponderà con l'articolo "Che cosa vuol dire «rispettare la vita»" ( Corriere della sera , 9 febbraio 1975; poi in "Saggi", pp. 2262-67): in esso si leggono frasi ed espressioni identiche a quelle della lettera, che va quindi datata fra il 3 e l'8 febbraio. Si veda anche la lettera a Giorgio Manganelli del 22 gennaio 1975.
(2) Nella minuta segue un capoverso cancellato: «Anche la prima parte del tuo articolo sui figli inguaribili, mi pare di una grave superficialità dando per scontato una sacralità della vita in tutte le sue forme che non vuol dir niente, che finisce per sminuire l'eroismo dei tanti casi che conosco di vite sacrificate per figli mongoloidi o paralitici».
(3) I rapporti fra Magris e Calvino saranno in seguito ristabiliti.

*La lettera e le note esplicative sono tratte dal volume
"I. Calvino, Lettere 1940-1985"
curato da Luca Baranelli
pubblicato dai Meridiani
Mondadori, Milano 2000
(pp. 1264-66)

________________________________________________________
Le donne della Sinistra: «Vogliamo essere più presenti»

Donne presenti in sede di formazione delle liste, a capo delle liste in numero significativo, e in alternanza e più presenti in tutte le occasioni di esposizione mediatica: sono le proposte presentate dalla parlamentare Fulvia Bandoli, della Sinistra democratica ed esponente della Sinistra l'Arcobaleno. «Si tratta di scelte - ha spiegato Bandoli - necessarie per costruire in Italia una Sinistra Arcobaleno grande, autenticamente plurale, capace di parlare al cuore e all'intelligenza di donne e uomini, di attrarre alla politica le giovani ed i giovani di oggi». «Non vogliamo - ha proseguito - che, come troppe volte è successo nella storia della sinistra, le intenzioni più nobili vengano oscurate da pratiche strumentali, quelle di una politica che continua ad essere nelle mani di ristrettissimi gruppi maschili tesi a perpetuare se stessi. Ci preoccupa che a volte anche gli uomini della sinistra non riconoscano autorità ruolo e libertà alle donne. Non ci convince - ha concluso Bandoli - un percorso unitario che si riduca ad un puro assemblaggio elettorale di ciò che c'è, riteniamo essenziali nuove forme di partecipazione, la voglia di esserci di tante e di tanti che si impegnano e si organizzano fuori dalle forze politiche». Dalle donne della Sinistra giunge anche una proposta, provocatoria ma non troppo: un busto della Merlin in Senato. «Nel giorno dell'anniversario dell'approvazione della legge Merlin, di cui quest'anno ricorre anche il centenario della nascita vogliamo ricordare questa parlamentare indomita che ha fatto tanto per le donne». L'idea è stata presentata da Lidia Menapace, Tiziana Valpiana, Erminia Emprin e Giovanna Capelli che hanno chiesto che la senatrice socialista, ma anche altre illustri donne, vengano ricordate in aula con dei busti, a fianco di altre personalità illustri, tutte maschili che affollano le sale e i corridoi di palazzo Madama. «Tina Merlin - ricordano le senatrici - è passata alla storia soprattutto per la famosa "Legge Merlin" quella che tolse dall'ordinamento giuridico italiano l'obbrobrio di uno stato che guadagnava sui casini. La Merlin lottò per la libertà di azione delle donne, ottenendo, allora tra le prime in Europa, che la prostituzione non fosse più un reato e non potesse essere regolamentata dallo stato, tenendo le prostitute praticamente in stato di schiavitù». All'inizio di questa legislatura le senatrici avevano chiesto al presidente Marini di mettere un busto della Merlin a palazzo Madama. La stessa richiesta le senatrici estendono a: «Grazia Deledda, Maria Montessori (premi Nobel), Anna Magnani (della quale anche ricorre il centenario della nascita), Giglia Tedesco che fu vicepresidente del Senato, la più alta carica che una donna abbia ricoperto in questo ramo del Parlamento». «Restiamo in (non tanto), fiduciosa attesa».


21/02/2008

______________________________________________________

Nessun commento:

Sezioni