Negli anni recenti si è assistito al moltiplicarsi esponenziale del numero di obiettori e obiettrici di coscienza fra il personale sanitario e le donne si trovano costrette a subire continue umiliazioni e a sopportare interminabili pellegrinaggi fra ospedali.
Un percorso a ostacoli tra ambulatori aperti solo un'ora alla settimana, accettazioni a numero chiuso, colloqui, visite ginecologiche ed ecografie che costringono a tornare in ospedale più volte. Il 25% deve aspettare fino a 15 giorni. Per almeno una donna su due trascorrono anche più di due settimane tra il certificato del medico per l'IVG e la data dell'intervento.
La situazione si fa sempre più drammatica nella regione governata da Formigoni, il leader politico di Comunione e Liberazione al potere dal 1995, che nel novembre '98, con una legge regionale, ha stabilito la lottizzazione partitica della sanità (business da 17 miliardi di euro pari all'80% del bilancio regionale). I 48 Direttori Generali sono spartiti tra Forza Italia, AN, UDC. In ogni ospedale i dirigenti scelti dai politici condizionano, a cascata, le assunzioni dei medici: capidipartimento, primari, aiuti e assistenti. Nei primi anni '90 una legge criminogena ha infatti abolito i concorsi: il manager fedele al partito istituisce una commissione che si limita a selezionare gli 'idonei', ma poi è lui a stabilire discrezionalmente il vincitore. Morale della favola: non si assumono più medici non obiettori (l'ultimo a Niguarda risale a 27 anni fa).
E così torna l'aborto clandestino. L'Istituto Superiore di Sanità indica 20.000 aborti clandestini nel 2006 in Italia, cifra sottostimata perché non tiene conto delle immigrate.
Chi può va all'estero. Un aborto a Londra costa 780 sterline, la Ru486 non ammessa in Italia è ottenibile in Canton Ticino con 400 euro, con 2 mila euro in media si risolve il problema in un ambulatorio privato o anche in una clinica compiacente, dove l'IVG viene fatta passare per raschiamento dopo un aborto spontaneo.
I medici raccontano di nigeriane, rumene e sudamericane che arrivano in ospedale con sintomi di avvelenamento per improbabili decotti, con emorragie da pastiglie che provocano le contrazioni dell'utero, o con i postumi di raschiamenti devastanti fatti per poche centinaia di euro.
E ciascuna donna consuma la propria ansia da sola, vivendola come un problema individuale. Si cercano soluzioni individuali a problemi comuni.
Per contrastare efficacemente questo stato di cose, nel febbraio scorso abbiamo lanciato a livello nazionale la campagna Obiettiamo gli obiettori (1), che è stata immediatamente recepita e rilanciata in diversi territori da altri gruppi di donne, dal Friuli alla Sicilia.
Il senso di questa campagna è di rompere l'omertà che si è costituita intorno al sistema-obiezione, di scardinare il clientelismo che si alimenta anche di questo sistema, di esercitare una forte pressione e delegittimazione nei confronti di chi cerca di imporre alle donne scelte non volute, di accorciare i tempi di attesa per l'IVG e arginare il fenomeno crescente degli aborti clandestini.
Perché questa campagna sia efficace intendiamo costruire una rete con le donne, con le associazioni di migranti, con le associazioni in difesa della salute e dei diritti del malato, con chi opera nei consultori e negli ospedali pubblici.
Per questo vi invitiamo ad intervenire all'assemblea pubblica che si terrà a Milano mercoledì 2 aprile alle 21 c/o USI-Sanità, viale Bligny 22 (scala sinistra, terzo piano).
Collettivo femminista Maistatezitte (Milano)
Per info: maistatezitte@autistiche.org
(1) Il testo integrale è disponibile in www.vieneprimalagallina.org/campagna.html
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