Siamo un gruppo di donne: amiche, colleghe, mamme... Da tempo mettiamo le nostre esperienze di solidarietà femminile in comune, ne parliamo, riflettiamo, e pensiamo che molte donne costruiscano, nella vita di tutti i giorni, una silenziosa ma potente rete di affetti, di aiuti, di sostegno. Alcune di noi vengono da altre esperienze o vi sono tuttora coinvolte (Comitato per la pace Spartacus, Collettivo Echidna, Mamme per la Pace...), altre si sono semplicente unite confluendo il loro apporto personale di donne attente alla realtà che ci circonda e con la volontà di "uscire dal silenzio". Abbiamo pensato di costituire un gruppo, il Collettivo Pacha Mama, per cercare di essere un punto di riferimento e di scambio di esperienze per chiunque si senta sensibile alla lotta e alla solidarietà femminili.

AVVISO


Ciao a tutt*, è stata ripristinata la mail vecchia:

pachamama.ferrara@hotmail.it

ci auguriamo che non venga bloccata mai più

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18 nov 2008

Il disegno di legge Carfagna, ricordiamo 'disegno' di legge non ancora norma vigente, vuole modificare la legge Merlin, introducendo il reato di prostituzione 'in luoghi pubblici o aperti al pubblico". Esso prevede una ‘sanzione amministrativa da duecento a tremila euro' per i contravventori del divieto e ‘l"arresto da cinque a quindici giorni e l’ammenda da duecento a mille euro’ in caso di reiterazione.

Il Centro Donna Giustizia ritiene, in sintonia con gran parte delle associazioni ed enti che in Italia da anni si impegnano nella realizzazione di interventi su prostituzione e tratta (cioè il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con fini illeciti) a scopo di sfruttamento sessuale, che vietare la prostituzione di strada non abbia alcuna efficacia nel ridurre il fenomeno stesso e tanto meno nel combattere le reti di sfruttamento che ne tirano le fila. L’azione repressiva nei confronti di chi esercita la prostituzione nei luoghi pubblici ha come diretta conseguenza lo ‘spostamento’ dell’ esercizio verso luoghi chiusi, appartamenti, circoli privati, verso le periferie delle città, rendendolo invisibile e poco accessibile sia agli operatori sociali che svolgono attività di contatto, informazione e prevenzione sanitaria che ai rappresentanti delle forze dell’ordine impegnate in attività di indagine e contrasto verso il crimine. Vietare la prostituzione di strada significa non considerare che la maggior parte delle persone che esercitano sono donne e minori vittime delle reti di sfruttamento, criminalizzare quindi le vittime e non gli sfruttatori, rendere ancora più vulnerabili le persone trafficate riducendo la possibilità di accedere ai programmi di protezione ed inserimento sociale, come previsto dall’art.18 del Testo Unico sull’Immigrazione. Oltre che stigmatizzare e discriminare ancora di più le persone che si prostituiscono. Inoltre lo spostamento dell’esercizio dell’attività prostitutiva in luoghi ‘privati’ rende più difficili gli interventi che enti ed associazioni preposti possono attuare per ridurre le conflittualità sociali e la percezione di insicurezza che tale attività induce sulla cittadinanza.

Il Centro Donna Giustizia ha una pluriennale esperienza di impegno nelle politiche e nella realizzazione di interventi sulla prostituzione e sulla tratta a scopo di sfruttamento sessuale: a partire dal 1999, attraverso l’attuazione di due Progetti (Oltre la Strada e Luna Blu) e la messa in campo di vari servizi (accoglienza, ospitalità, sportelli di ascolto, consulenza e assistenza legale, corsi di formazione professionale, inserimenti lavorativi, unità di strada, interventi di promozione della salute ecc.) è entrato in contatto con più di 800 persone coinvolte nella prostituzione, offrendo ascolto, accompagnamento ai servizi sanitari, consulenza e aiuto e nello stesso tempo ha realizzato circa 200 programmi di protezione ed inserimento sociale "ex art.18” per le vittime di tratta, di cui l’ 80% hanno conseguito un buon inserimento nel tessuto sociale e lavorativo italiano.

Questo lavoro ci ha fatto conoscere ed insegnato ad operare con chi si prostituisce, con le vittime della tratta, con la cittadinanza, con le diverse agenzie del territorio, con le istituzioni, permettendoci di aiutare molte donne ad affrancarsi dallo sfruttamento e favorendo percorsi di autodeterminazione nei confronti di chi si prostituisce.

Il Centro Donna Giustizia, anche sulla base di questo impegno e dei risultati ottenuti, ritiene che le norme previste dal ddl Carfagna siano inefficaci nell’incidere realmente su un fenomeno così complesso, rischiando di modificarne le caratteristiche - luoghi di esercizio, modalità di contatto tra prostitute e clienti, modalità organizzative e di controllo da parte delle reti di sfruttamento ecc. - in una direzione di minor tutela per chi la esercita, che sia vittima o no, e di minor rispetto dei diritti, anche umani, delle parti sociali in esso coinvolte, mantenendone inalterati sostanzialmente i meccanismi di fondo.

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