Siamo un gruppo di donne: amiche, colleghe, mamme... Da tempo mettiamo le nostre esperienze di solidarietà femminile in comune, ne parliamo, riflettiamo, e pensiamo che molte donne costruiscano, nella vita di tutti i giorni, una silenziosa ma potente rete di affetti, di aiuti, di sostegno. Alcune di noi vengono da altre esperienze o vi sono tuttora coinvolte (Comitato per la pace Spartacus, Collettivo Echidna, Mamme per la Pace...), altre si sono semplicente unite confluendo il loro apporto personale di donne attente alla realtà che ci circonda e con la volontà di "uscire dal silenzio". Abbiamo pensato di costituire un gruppo, il Collettivo Pacha Mama, per cercare di essere un punto di riferimento e di scambio di esperienze per chiunque si senta sensibile alla lotta e alla solidarietà femminili.

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Ciao a tutt*, è stata ripristinata la mail vecchia:

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ci auguriamo che non venga bloccata mai più

sezioni

19 feb 2008

rassegna 19/02/08

corriere.it

Pratica aperta in I Commissione su richiesta delle consigliere donne
Blitz anti-aborto, il Csm apre l'indagine
Avviata un'istruttoria sul caso di Napoli. Chiesta una relazione al procuratore generale

Le proteste a Roma contro il blitz anti-aborto (Ap)
NAPOLI - Il Csm avvia l'istruttoria sul blitz al Policlinico di Napoli, dove una donna è stata interrogata dalla polizia subito dopo aver subito un aborto. Gli agenti erano intervenuti, con l'autorizzazione del pm Vittorio Russo, dopo la segnalazione di un infermiere. Ricevuta dal comitato di presidenza la richiesta di intervento inizialmente avanzata dalle sei consigliere donne di Palazzo dei Marescialli, la Prima Commissione ha deciso infatti di chiedere informazioni su quanto accaduto al procuratore generale della Corte d'Appello del capoluogo campano. Una volta ricostruito quanto accaduto, i rappresentanti dell'organo di autogoverno della magistratura decideranno se e come andare avanti nell'indagine.

INDAGINE - Il caso, come annunciato già dal vicepresidente di Palazzo dei Marescialli, Nicola Mancino, verrà affidato alla Prima commissione «che si occupa dei comportamenti dei magistrati», e a cui è stato trasmesso il documento presentato nei giorni scorsi dalle consigliere laiche e togate dell'organo di autogoverno. «L'obiettivo è comprendere come si sono svolti i fatti - ha spiegato ieri Mancino - le versioni date sono diverse e perciò c'è bisogno di un accertamento. Si tratta di capire bene cos'è accaduto in quell'ospedale, che peraltro è una struttura pubblica».

LE PROTESTE - L'iniziativa del Csm era stata sollecitata la scorsa settimana da tutte le donne consigliere, togate e laiche. «L'obbligo di accertamento degli illeciti penali impone spesso la compressione della sfera più privata delle persone, ma in tali casi - avevano sostenuto in un documento comune -, vista la delicatezza degli interessi costituzionalmente protetti in gioco, appare indispensabile una verifica rigorosa della sussistenza delle condizioni di legge e l'adozione di modalità esecutive compatibili con il rispetto della persona, specie se in situazione di difficoltà o debolezza». Il bisogno del Csm di fare una verifica è legato anche alle proteste scoppiate dopo il blitz della polizia. Proteste forti che continuano ad esserci. «È per questa ragione - sottolinea il vicepresidente - che ci porta ad approfondire l'accaduto e a valutarlo».

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Liberazione


Titti De Simone
C'è una brutta aria

Titti De Simone
C'è una brutta aria. Nel giro di una settimana la polizia ha fatto irruzione in un reparto dove una donna si stava sottoponendo ad un aborto terapeutico alimentando una indegna campagna di criminalizzazione, e ieri è stato preso di mira uno storico locale gay a Roma, il Coming Out. C'è un filo che unisce queste due cose? Secondo me c'è. Perché entrambi i fatti, gravi, sono il frutto di un clima politico, sociale e culturale che si è messo in movimento da un pò e che sta producendo diversi attacchi alle libertà, alle forme di diversità, all'autodeterminazione delle donne. Troppa aggressività, troppe parole d'odio si scagliano contro i nostri corpi, i nostri sentimenti, le relazioni, le vite che viviamo. Non importa il volto di chi sta dietro quelle parole, lo dico anche sapendo la differenza che corre, ma per noi non cambia se è di Storace o di Bagnasco, perché so che se qualsiasi parola che può ferire, o offendere, o creare odio, è sbagliata e va contrastata con la politica. Appunto la politica. Quella che non vogliamo far tacere, che non vogliamo separare dalla gente, dal paese reale. Le violenze contro la comunità Lgbt si ripetono quotidianamente in Italia e particolarmente a Roma dove gli omicidi negli ultimi 10 anni sono stati tantissimi. Ma c'è un aspetto simbolico che inevitabilmente colpisce. Il tentativo di bruciare il luogo dove si incontra una comunità, è il tentativo di impaurirti, di ricacciarti indietro, nell'invisibilità, di rinunciare alle lotte per la tua libertà, per la tua piena cittadinanza. Per questo dobbiamo lanciare proprio in queste settimane di dibattiti politici sul presente e sul futuro del paese, una grande mobilitazione nazionale per rispondere all'omofobia dilagante, agli attacchi contro l'autoderminazione delle donne e per difendere il principio della laicità dello Stato.
segue a pagina 8

E' un clima culturale avvelenato
Noi vogliamo parlare delle nostre vite, anzi vorremmo
invadere la politica di vite, di corpi, di desideri, di libertà

Titti De Simone
Non possiamo accettare che temi così importanti vengano rimossi dalla discussione politica a vantaggio di chi vorrebbe così nascondere le proprie enormi contraddizioni. Noi ne vogliamo parlare perché questi temi che riguardano la vita concreta, i sentimenti, i corpi di donne e uomini, sono l'essenza della politica e non vogliamo ridurla al silenzio, ad un balletto indecente di doppia morale, o a ipocrite crisi di coscienza che affiorano solo quando si tratta di legiferare sul corpo delle donne contro le donne, o degli omosessuali, e mai quando si tratta di guerra, armi, o di saccheggiare e inquinare l'ambiente. Ma di che cosa vogliono parlare in questa già avviata campagna elettorale? Di quali vite, di quali donne e uomini? I giovani precari o i giovani imprenditori? La libertà delle donne, o il bonus bebè. I diritti concreti da estendere a gay, lesbiche e trans, o un generico quanto plastificato diritto alla felicità? Noi vogliamo parlare di matrimonio gay come in Spagna, di cancellazione della legge 40, e del fatto che non va bene che negli ospedali pubblici che dovrebbero applicare la 194, l'80 per cento dei medici siano obiettori di coscienza. Noi vogliamo parlare delle nostre vite, anzi vorremmo invadere la politica di vite, di corpi, di desideri, di libertà. Perché riguarda il diritto civile ad avere un consultorio pubblico, la pillola RU486, un'informazione e prevenzione seria che parta dalle scuole dove la parola preservativo è praticamente ancora bandita.
Questo clima culturale va fermato perché il pericolo non è solo quello dell'attacco alla 194 ma di una operazione complessivamente regressiva e repressiva sul terreno sociale, in virtù di una visione gerarchizzata e omologante della società. Il tentativo di cancellare la Sinistra ci parla anche e soprattutto di questo. La sfida è questa. E dobbiamo vincerla.


19/02/2008

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