Parla la donna vittima del blitz della polizia dopo l'aborto
"Dai poliziotti un vero terzo grado, penso ad una denuncia"
"Sarebbe stato il primo figlio
un dolore non farlo nascere"
di GIUSEPPE DEL BELLO

"Sarebbe stato il primo figlio
un dolore non farlo nascere"" width="230">
Corteo in difesa della 194
NAPOLI - "Mi hanno trattata in un modo assurdo. Interrogata come se avessi fatto chissà che. E invece io soffrivo, quel figlio lo volevo a tutti i costi. Mai avrei abortito se non avessi avuto quel terribile verdetto".
Silvana, napoletana, vive ad Arzano (un paese alle porte di Napoli) con la mamma. Magra, poco più di un metro e 60. Sta per essere dimessa dal reparto di Ostetricia del Nuovo Policlinico dove è ricoverata da giovedì scorso. Ed è qui che l'altro ieri è stata sottoposta a un duro interrogatorio da cui non si è ancora ripresa. "Ero appena rientrata dalla sala operatoria", sibila con un filo di voce.
Come e quando ha saputo che il bimbo aveva una grave malattia? "Ho 39 anni e mi era sembrato indispensabile sottopormi all'amniocentesi. L'ho fatto alla sedicesima settimana nell'ospedale di Frattamaggiore, non lontano da dove abito. Era il 18 gennaio e il referto con la diagnosi me l'hanno consegnato il 31. Sul foglio c'era scritto "Sindrome di Klinefelter". Poi mi hanno tradotto il significato, una cosa terribile".
Una brutta malattia? "Sì, un difetto dei cromosomi che poteva comportare ritardo mentale, problemi al cuore, diabete e l'assenza di alcuni ormoni".
Ed è così che ha deciso di abortire? "Non c'era altra scelta. Appena mi hanno comunicato che mio figlio sarebbe stato un malato per tutta la sua vita, non ho avuto dubbi. Ho deciso al momento, d'istinto: abortisco. Anche se sapevo che per me rappresentava una scelta particolarmente dolorosa. Mai avrei messo al mondo, da sola visto che non sono sposata, un bimbo in condizioni così gravi per il resto dei suoi giorni. E per favore che nessuno si permetta di parlarmi di egoismo, la mia è stata una scelta che va nella direzione opposta".
Quando è andata la prima volta al Policlinico? "Il 31 gennaio, per sottopormi a tutte le indagini preliminari, dai prelievi di sangue all'elettrocardiogramma, compresa la visita dallo psichiatra".
E che le ha detto? "Che la mia salute psichica sarebbe stata a rischio se non abortivo. E venerdì scorso mi sono ricoverata nel reparto di Ostetricia dove avevo conosciuto il dottor Leone. A lui avevo portato il referto e poi manifestato la volontà di abortire. La decisione è stata mia. Nessuno è intervenuto in questo senso. Il giorno prima ero stata anche al Cardarelli per sottopormi a consulenza genetica, me lo avevano chiesto gli specialisti del Policlinico per spiegarmi meglio la situazione del bimbo e della sua patologia. Intanto ero entrata nella 21esima settimana".
Nei termini di legge. "Certo. Mi avevano comunicato che si poteva fare entro la 23esima settimana. Per tre giorni mi hanno somministrato i farmaci per stimolare le contrazioni dell'utero. Ma lunedì alle 11 il medico mi ha rifatto l'ecografia e si è accorto che il feto era morto".
Quindi? "Ho continuato con la terapia e finalmente alle 6 e mezza di sera ho abortito. Poi mi hanno portato in sala operatoria e, con l'anestesia, mi hanno ripulito l'utero".
E infine, di nuovo in corsia. "Sì, e lì ci ho trovato una poliziotta pronta a interrogarmi. Non capivo cosa stava succedendo, ero ancora sotto l'effetto dell'anestesia".
Cosa le ha chiesto? "Mi ha bombardato di domande. Mi ha fatto terzo grado: come era successo, perché avevo abortito, chi era il padre. Addirittura se avevo pagato".
Pagato chi? "Sospettavano che avessi dato soldi ai medici per abortire. Insistevano. E poi sono passati anche a Veronica, la compagna di stanza ricoverata per gravidanza a rischio. Mi sono trovata in una situazione assurda appena fuori dalla sala operatoria".
Sporgerà denuncia? "Ci sto pensando, visto il trattamento che la polizia mi ha riservato, avendo già affrontato un trauma terribile che mi fa ancora soffrire".
(
13 febbraio 2008)
altro articolo qui_______________________________________________________________________________________
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DA corriere.itBlitz della polizia dopo un'Interruzione di gravidanza alla 21ma settimana
Aborto, bufera per il blitz della polizia
Il pm: «Solo un atto dovuto»
«Volevamo assicurarci che la legge fosse rispettata: c'era una segnalazione che indicava il contrario»
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Feto in plastica a una lezione anti-aborto (Newpress) |
NAPOLI - «Nessun procedimento penale aperto, era solo un atto dovuto». Lo ha spiegato il pm di Napoli Vittorio Russo in merito agli accertamenti su un aborto alla 21ma settimana al policlinico del capoluogo campano. «Abbiamo soltanto inteso assicurarci che la legge fosse rispettata, dato che c'era una segnalazione che indicava il contrario. Tant'è vero che non c'è alcun procedimento penale aperto a carico di chicchessia, ma solo un fascicolo per atti», ha detto Russo. Il pm ha aggiunto che ha disposto l'accertamento autoptico sul feto (secondo i medici con un'alterazione genetica - sindrome di Klinefelter - che al 40% avrebbe potuto causare anche una menomazione psichica), dandone incarico a un perito «proprio per accertare che tutto sia stato fatto nel rispetto della normativa vigente».
INCHIESTA - Il direttore sanitario del Policlinico sta completando la relazione su quanto accaduto lunedì sera nel dipartimento di ostetricia dove hanno fatto irruzione sette agenti di polizia dopo una segnalazione anonima, privi dell'autorizzazione del magistrato, ottenuta solo in un secondo tempo e con una telefonata al pm Vincenzo Russo.
MEDICI CATTOLICI: «BLITZ ECCESSIVO» - Secondo Enzo Saraceni, presidente dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci), si è trattato di un «blitz fuoriluogo». «Di fronte a un esposto anonimo, poteva essere inviata eventualmente un'ispezione del ministero della Salute. Mandare la polizia a interrogare una donna appena uscita da una sala operatoria, sottoposta a un'interruzione di gravidanza comunque drammatica, mi è sembrato eccessivo», ha detto Saraceni.
da rainews24
Napoli | 13 febbraio 2008
Aborto, Turco: a Napoli caccia alle streghe
Livia Turco
"Ho letto e riletto le notizie per una decina di volte. Resto attonita, profondamente turbata, come donna e come ministro della Salute e mi interrogo su questo nostro Paese. E' cominciata la caccia alle streghe". Cosi' il ministro della Salute, Livia Turco, commenta, in un'intervista a "La Repubblica" e al "Corriere della Sera", il sequestro del feto in sala parto a Napoli durante un aborto terapeutico al Nuovo Policlinico.
"Sono inorridita all'idea di quello che può essere successo a Napoli con una donna che stava vivendo un dramma psicologico e una sofferenza fisica". Lo ha dichiarato il ministro agli Affari regionali Linda Lanzillotta intervenendo a Radio 24.
"Quanto è accaduto al Nuovo Policlinico di Napoli -continua il ministro- rispecchia il clima di tensione inaccettabile che si è creato attorno ad una delle scelte più drammatiche per una donna, come quella di rinunciare ad una maternità. Esprimo la piena solidarietà e vicinanza alla donna ed ai sanitari che l'hanno assistita. Siamo arrivati al punto di fare e usare le denunce anomine".
"Chiedo ai partiti di astenersi dall'alimentare polemiche e lacerazioni durante la campagna elettorale. E anche alla Chiesa Cattolica di fare la sua parte" dice ancora il ministro che sottolinea di aver pensato di inviare gli ispettori a Napoli ma, sottolinea, "non credo sia di mia competenza. Le ispezioni si fanno quando non si rispettano le leggi, le procedure".
Ma chiede chiarezza Pino Sgobio, capogruppo del PdCI alla Camera:
"Si faccia immediatamente luce su quanto avvenuto al Policlinico di Napoli. Quanto accaduto è un'indecenza, oltre che una terribile violenza contro le donne e i medici. Il clima che si respira in Italia intorno all'aborto da vera e propria 'caccia alle streghe'. La stessa iniziativa elettorale che, in prossimita' delle imminenti elezioni politiche, si appresta a sfornare Ferrara criminalizza le donne che ricorrono alla 194, alla stessa stregua della pena di morte. Una cosa da tardo medioevo".
Dario Franceschini chiede che gli argomenti etici "non diventino oscenamente temi della campagna elettorale", dice il vicesegretario del Pd a Ballarò.
"Un grande partito come il Pd - ha detto Franceschini - ha articolazioni interne, ha laici e cattolici, ma tutti hanno capito una cosa: che ci troveremo ad affrontare sempre più spesso di temi nuovi, perché la scienza corre, e noi saremo chiamati a legiferare". "Non c'è nulla di più orribile - ha proseguito - che costruire partiti attorno a identita' basate su temi che interrogano la coscienza sia dei laici che dei cattolici".
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da rainews24La legge 194 e le "procedure" campane
Le analisi che non convincono, un'ecografia sospetta, infine un risultato che conferma: se la gravidanza verrà portata a termine il bambino nascerà gravemente malformato. E la donna si trova di fronte alla decisione più difficile della sua vita. Notti insonni, consulti, e un dolore fitto dentro: quello di non poter generare un figlio da stringere, da crescere, da veder diventare grande. Davanti alla sala parto (una beffa quella scritta quando si entra per abortire) un'infermiera si presenta con il questionario dell'Istat e inizia a chiedere se sei sposata, che lavoro fai. E bisogna spiegare perchè quel figlio non nascerà anche se tu lo volevi. Proprio come è accaduto alla donna di 39 anni che -ancora sotto anestesia dopo aver subito un aborto terapeutico- ha dovuto dare spiegazioni ad alcuni poliziotti. Un'alterazione cromosomica, scoperta alla 20esima settimana di gravidanza, aveva spinto la signora a fare quella scelta. I medici di Napoli hanno dimostrato che i tempi erano quelli previsti dalla legge che non fissa limiti temporali per l'aborto terapeutico, ma esclude le interruzioni di gravidanza oltre la 24 settimana. Sequestrate cartelle e anche il feto del peso di 460 grammi per sottoporlo ad autopsia. La magistratura ha aperto un'inchiesta, mentre il Policlinico di Napoli ha avviato un'indagine conoscitiva per accertare tutti i risvolti della vicenda e presentare controdenuncia.
www.udinazionale.org
"Denunciamo il clima che sta montando contro le donne, nel nostro paese e nel caso specifico in Campania, che genera procedure - afferma l'Unione Donne Italiane- ai limiti della legittimita', ma soprattutto contrarie ad ogni buon senso". Per questo le militanti del movimento hanno organizzato per giovedi' 14 febbraio un'assemblea permanente delle donne di Napoli dando appuntamento a piazza Vanvitelli alle ore 17. "La nostra mobilitazione - spiega l'Udi- partira' da Napoli e diventera' vigilanza e presidio permanente in ogni piazza d'Italia".
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da l' unità onlineNapoli: blitz anti-aborto, sequestrato il feto

Azienda Ospedaliera Universitaria "Federico II"
Blitz anti-aborto in una clinica ostetrica per indagare su una interruzione di gravidanza effettuata su una 39enne che aveva in grembo un feto malformato. È successo lunedì sera, a Napoli, dove sette uomini in divisa hanno fatto irruzione nel reparto di Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) del "Secondo Policlinico", l'azienda ospedaliera universitaria dell'università Federico II: la polizia, stando a quanto si apprende, è entrata in azione per indagare sulla regolarità di un aborto, avendo avuto notizia di "infanticidio". Secondo una denuncia anonima, infatti, la donna avrebbe avuto un aborto fuori legge per disfarsi del neonato.
Il sospetto delle forze dell'ordine non ha però trovato riscontro. Gli agenti hanno sequestrato la cartella della donna su autorizzazione del pm e ascoltato pazienti e personali. Secondo quanto riferisce "Repubblica", in reparto è successo il finimondo: «Tre uomini hanno raggiunto la corsia dove era ricoverata la donna», è la ricostruzione giornalistica della testimonianza di Francesco Leone, responsabile del servizio Ivg della clinica ostetrica dell'azienda ospedaliera universitaria. Avrebbero interrogato la donne chiedendole i particolari della gravidanza, poi sarebbero passati alla degente che le stava vicino e anche lei sarebbe stata interrogata. Intanto - è quanto riporta il quotidiano nelle pagine della edizione napoletana - altri due agenti avrebbero chiesto notizie a una infermiera del reparto. E altri quattro hanno voluto sapere dagli specialisti i particolari tecnici. «Mi è sembrato un atto spropositato», ha osservato Leone, «neanche fosse stato un blitz anticamorra».
Il responsabile del servizio Ivg dell'ospedale, Leone, ha poi spiegato che l'aborto è stato eseguito nei termini di legge, nel secondo trimestre di gravidanza, su un feto che presentava effettivamente gravi malformazioni.
E l'Unione delle donne in Italia (Udi) denuncia «intimidazioni dalla polizia»: infatti, «gli agenti parlavano di "feticidio", ma era un Ivg in regola con la 194». L'Unione delle donne denuncia un clima da caccia alle streghe e annuncia una manifestazione di piazza: «Dopo i fatti di lunedì sera», si legge in un loro comunicato, la stessa Udi ha dato appuntamento a tutte le donne per giovedì 14 febbraio, a Napoli, in piazza Vanvitelli, alle ore 17, «per dare vita a una mobilitazione» che partirà dal campoluogo capoluogo della Campania e «diventerà vigilanza e presidio permanente in ogni piazza d'Italia», spiegano.
E non solo: la vicenda ha acquistato anche risonanza nazionale, con la deputata del Prc Titti De Simone che già ha parlato di «campagna di intimidazione contro le donne che è in atto nel nostro Paese». E la sentrice del Prc, Rina Gagliardi, dice: «A Napoli fatto gravissimo, frutto di una demenziale campagna contro la 194».
Pubblicato il: 12.02.08
Modificato il: 13.02.08 alle ore 13.56
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da Liberazione del 13 febbraio 2008
E' successo a Napoli. Gli agenti in corsia interrogano paziente e infermieri. La donna aveva appena subito una interruzione di gravidanza effettuato nel rispetto della legge 194. Il Pm non interpellato per l'irruzione, ha autorizzato per telefono il sequestro del feto |
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Aborto, è caccia alle streghe: la polizia irrompe al Policlinico |
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Davide Varì Un blitz, una sofisticata e repentina operazione di polizia per cogliere il colpevole - anzi, la colpevole - in flagranza di reato: il «reato di feticidio». Nella realtà un aborto del tutto ordinario ed entro i termini previsti dalla legge 194. E' successo l'altro ieri sera al Policlinico dell'Università Federico II di Napoli. Erano le 18 della sera circa quando sei poliziotti hanno fatto irruzione nel reparto di ostetricia. Un'azione scattata dopo una segnalazione telefonica, a quanto pare non anonima, che parlava di "feticidio in corso". L'"assassina", una trentanovenne di Napoli, era lì per abortire a causa di una grave malformazioni fetale. Un'operazione del tutto ordinaria se non fosse che la feroce campagna antiabortista sta condizionando comportamenti e linguaggio fino a quasi rasentare il grottesco. Fatto sta che i sei pubblici ufficiali pretendevano di interrogare la donna colpevole di aver praticato l'aborto ed accertarsi che il tutto fosse entro i termini previsti dalla legge. A quel punto i medici di turno hanno chiesto un mandato, un pezzo di carta qualsiasi che giustificasse quell'irruzione. Nulla, i poliziotti non avevano neanche l'ombra di un mandato, una scartoffia, un timbro istituzionale. Presi alla sprovvista hanno pensato bene di telefonare in procura per ottenere l'autorizzare via cavo. Ricevuto l'ok hanno proceduto: sono entrati nella stanza della donna per iniziare l'interrogatorio e non contenti hanno interrogato anche la sua compagna di stanza. Chi era presente parla di vere e proprie "intimidazioni": «Se non parla ora - avrebbero detto i poliziotti - dovrà farlo davanti a un giudice». A quel punto sono intervenuti i medici di turno che hanno per così dire persuaso i pubblici ufficiali ad allontanarsi. Di fronte a quella richiesta - e resisi forse conto che in fondo si trovavano pur sempre in un ospedale - i poliziotti hanno girato i tacchi e si sono allontanati portandosi via la cartella clinica ed il «prodotto abortivo»: un feto di venti settimane per 400 grammi di peso circa, che ora dovrà essere analizzato e utilizzato in qualità di reperto e prova. segue a pagina 3 |
Blitz della polizia con sequestro di feto |
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Sei agenti della polizia irrompono nel reparto ostetricia del policlinico campano per fermare il «feticidio». Nella realtà un aborto terapeutico eseguito nel pieno rispetto della legge 194. Livia Turco: «E' una nuova caccia alle streghe». Rina Gagliardi: «Fatto gravissimo» |
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Davide Varì Una vicenda che non è passata certo inosservata e che ha preoccupato non poco la parte laica della politica italiana. Senza considerare che l'aborto della signora era avvenuto nel pieno rispetto della legge. Raggiunto al telefono da Liberazione, il dottor Francesco Leone, responsabile del Servizio Ivg, si dice turbato e scosso per quanto ha dovuto assistere. «Abbiamo praticato l'interruzione di gravidanza terapeutica nel secondo trimestre», ha spiegato lo specialista, «quindi nei termini di legge. D'altronde il feto era affetto da una grave malattia congenita». La donna, la presunta colpevole, è semplicemente sconvolta: «Mi è stato chiesto se per abortire avevo pagato - ha dichiarato la donna dopo l'interrogatorio - ed ho spiegato che non era stato così. I risultati dell'amniocentesi, ritirata lo scorso 31 gennaio, avevano accertato che il feto soffriva della sindrome di Klineferter, un'anomalia cromosomica». Nella relazione del primario, Carmine Nappi, si legge che «il feto presentava un'alterazione cromosomica. Se la gravidanza fosse stata portata a termine ci sarebbe stato il 40% di possibilità di un deficit mentale. La donna ha presentato un certificato psichiatrico della stessa struttura universitaria sul rischio di grave danno alla salute psichica, che ha autorizzato l'intervento». Una misura terapeutica, quindi, nel pieno rispetto della legge 194, effettuata alla ventunesima settimana di gravidanza. Rina Gagliardi, senatrice di Rifondazione parla senza mezzi termini di «fatto gravissimo. Si prova uno sgomento immenso nel leggere notizie come questa», aggiunge Gagliardi. «Vogliamo conoscere i responsabili di questo gesto violento e irrispettoso e chiediamo che paghi per questa inqualificabile, disgustosa condotta» conclude la senatrice. Anche Claudio Giorlandino, presidente della Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale (Sidip) e presidente del Forum delle associazioni di diagnosi, genetica e riproduzione parla di «fatto gravissimo» e di clima da caccia alle streghe». Sui fatti di Napoli è intervenuta anche la ministro alla salute Livia turco:«Siamo arrivati al punto - ha commentato - di fare ed usare denunce anonime, con il risultato di porre sul banco degli accusati una donna che aveva appena effettuato un'interruzione di gravidanza nell'ambito della legge 194 in un ospedale pubblico e i sanitari che l'hanno assistita». Dura anche l'Unione donne in Italia che parla di «clima che sta montando contro le donne, nel nostro paese e nel caso specifico in Campania, che genera procedure ai limiti della legittimità, ma soprattutto contrarie ad ogni buon senso» e dà appuntamento a tutte le donne napoletane per giovedì prossimo, in piazza Vanvitelli, alle ore 17. Non ha dubbi e difende l'operato delle forze dell'ordine, Antonio Martusciello di Forza Italia: «L'intervento della polizia nella clinica ostetrica del policlinico dell'università Federico II di Napoli è stato originato da una denuncia di un probabile aborto illegittimo e non, come asserito da alcuni esponenti della sinistra, da una campagna di criminalizzazione contro le donne». Il tutto mentre dal policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena arriva notizia di uno studio sul dolore del feto, quasi che quello umano non fosse sufficientemente rappresentato in questo in mondo.
13/02/2008 |
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Bologna Scoperta clinica abusiva |
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Un laboratorio clandestino in cui venivano praticati aborti è stato scoperto dagli uomini della squadra mobile di Bologna guidata da Fabio Bernardi. Strumenti, medicinali, attrezzature per esami clinici e una lista di pazienti è stata recuperata in un'abitazione-ambulatorio in via Morandi a San Possidonio, in provincia di Modena. A praticare gli aborti era una cinese regolare in Italia, Y.L.Z. di 38 anni denunciata per esercizio abusivo della professione medica. La trentottenne, titolare di un laboratorio tessile, in passato era stata accusata anche di sfruttamento di propri connazionali usati come manodopera irregolare. A far scattare l'inchiesta, oltre un anno fa, il ricovero in un ospedale di Belluno di una ragazza cinese dopo un aborto eseguito male. |
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Laura Eduati Non esiste il reato di feticidio, casomai esiste l'infanticidio |
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Laura Eduati Non esiste il reato di feticidio, casomai esiste l'infanticidio. Nel codice penale italiano viene definita così la soppressione di un bambino appena nato con parto naturale. Ma il feticidio no, è un'invenzione degli agenti che hanno fatto irruzione nella sala di interruzione di gravidanza del Policlinico Ferdinando II di Napoli. Seminando lo sgomento tra i medici e le donne impegnate a difendere la 194. «Un fatto di enorme gravità» commenta a caldo l'avvocata femminista milanese Maria Grazia Campari. «A mia memoria non è mai successo qualcosa del genere negli ultimi 30 anni. E sicuramente è colpa di un clima anti-abortista pompato dal Papa e dalla moratoria di Ferrara che purtroppo trova simpatizzanti a destra e a manca». L'Udi, l'Unione delle donne in Italia che ha denunciato l'episodio, ha deciso di scendere in piazza giovedì a Napoli per protestare. «Manifestare non è più sufficiente» continua, amara, Campari. «I movimenti femminili sono stati carenti negli aspetti giuridici, ora è tempo di ricorrere ai tribunali». Per denunciare cosa? «Beh, ad esempio quegli ospedali che non garantiscono l'interruzione di gravidanza perché tutti i medici sono obiettori, come accade in Lombardia». Tempi duri, prosegue la ginecologa Mirella Parachini del S. Filippo Neri di Roma. Dal semplice dibattito sui giornali, dice, si è passati alle vie di fatto. Parachini è membro dell'associazione Luca Coscioni, da sempre in prima linea per la difesa del diritto all'aborto: «L'articolo 9 della legge è completamente disatteso: quando un ospedale non può garantire l'aborto è obbligato a cercare una struttura dove sia possibile fare l'intervento. Ma questo non succede». La 194 garantisce l'aborto terapeutico (oltre il novantesimo giorno) quando la gravidanza comporta seri rischi alla salute della donna o in caso di gravi malformazioni del feto con conseguente pericolo per la salute fisica e psichica della gestante. La legge, approvata nel 1978, non precisa i limiti per l'aborto terapeutico che oggi sono fissati convenzionalmente attorno alla 22-23ma settimana; e impone che nel caso il feto sia provvisto di vita autonoma, il medico deve fare in modo di salvaguardarne l'esistenza. Il dibattito di queste settimane, come quello scaturito in seguito al documento dei quattro ginecologi romani che ordina la rianimazione dei feti anche contro la volontà della madre, sta tutto qui. E tra l'altro sono soltanto lo 0,7% gli aborti oltre la ventesima settimana, cioè gli interventi che in via eccezionale potrebbero fare abortire feti vivi. «Due di quei quattro ginecologi romani lavorano in strutture ospedaliere universitarie dove manca il reparto di ostetricia» denuncia Parachini, «e dunque perché fanno la morale a persone che hanno le mani in pasta tutti i giorni?». Il tempo delle parole, sembra di capire, è finito. Campari propone azioni giuridiche, la ginecologa del San Filippo Neri controbatte: «Sì, dovremmo diventare più aggressive. Ma ricordiamo che le donne che scelgono di abortire soffrono e non hanno voglia di lottare. In questo senso allora serve il movimento, ma chi lotta da 30 anni accusa stanchezza mentre le nuove generazioni sembrano non percepire il pericolo». Un ginecologo che pratica un aborto non può commettere il reato di infanticidio, semmai può violare la 194 nel caso non dia le cure necessarie ad un feto dotato di vita autonoma o pratica l'aborto terapeutico senza giustificazione medica (da uno a quattro anni di carcere). Lo stabilisce la legge. Un compromesso che tiene conto della possibilità di autodeterminazione della donna e vieta il cosiddetto aborto selvaggio. La magistratura, confermano gli esperti consultati da Liberazione , ha certo il diritto di verificare se esistono i presupposti per l'aborto terapeutico, se è vero che la malformazione del feto provoca gravi disagi psichici alla donna che desidera abortire. Ma non sfugge la crescente criminalizzazione delle donne, dipinte come assassine di bambini indifesi da un fronte ultracattolico, quando invece è una legge dello Stato che garantisce l'intervento. «Soltanto la donna può gestire il proprio corpo» sbotta l'avvocata Teresa Manente di Differenza donna, associazione in difesa delle vittime della violenza domestica. Stupefatta, Manente cerca di trovare le parole giuste per esprimere la rabbia: «C'è la voglia di far riesplodere la cultura patriarcale, l'uomo vuole gestire il potere naturale delle donne, quello di procreare». «Questo è solo l'inizio» dice una giudice milanese che preferisce rimanere anonima.
13/02/2008 |
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Ferrara si fa partito L'Osservatore diffidente |
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Il Vaticano plaude la sfida anti-194 ma smorza: non strumentalizzare |
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Fulvio Fania Città del Vaticano E 'caos, e neanche tanto calmo, tra il Vaticano, i vescovi e le troppe liste che in questi giorni anelano ad una benedizione. L'acqua santa per le urne rischia di scarseggiare ora che è sceso in campo l'ingombrante ateo devoto Giuliano Ferrara. La sua pattuglia di candidati Pro life, lista "di scopo" contro l'aborto, potrebbe intasare l'acquasantiera. Ma il parere delle gerarchie non è unanime. L'Osservatore romano inanzi tutto incassa: il tema dell'aborto può diventare davvero rilevante nella campagna elettorale. Ma c'è un rischio. «Come da più parti si auspica», scrive il quotidiano del papa, «sui temi etici» vanno «evitate strumentalizzazioni ad uso elettorale». E cos'altro sarebbe l'annunciata lista per la vita? L'Osservatore finge di non vederla, anzi osserva che nel centrodestra, nel centrosinistra ed anche fuori dai due poli «si registrano diverse posizioni» a proposito di «un'eventuale riforma della legge 194» o di una sua mutata applicazione e quindi «al momento sembra possano convergere, se non altro, le intenzioni di evitare - appunto - le strumentalizzazioni». Non più tardi di ieri lo stesso Osservatore aveva invitato a distinguere tra il Vaticano e la Cei, tanto per far intendere che le perorazioni a favore di Casini e dell'unità del centro-destra, formulate dal direttore ruiniano di Avvenire , non erano da considerarsi l'unico vangelo curiale. La lobby cattolica anziché tradursi in partito rischia di frazionarsi in un arcipelago ancor più confuso. Negli ultimi anni la Chiesa ha cercato di fare lobby trasversale, piazzando sue pattuglie quasi ovunque, a destra e a sinistra, pur con una certa nostalgia di un balenotto bianco. Le incognite del sistema elettorale e la novità del Partito democratico hanno reso meno prevedibile il quadro per la lobby cattolica del futuro. Senza contare la diversità di linea tra l'interventismo di Ruini, che è prossimo ad una semi-pensione e gioca libero, e quello del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. Il quale, nel frattempo, presenterà la nuova Enciclopedia della preghiera che include un capitolo sulla politica. Il testo, in cui si cita Maritain e si riconosce «l'importanza della mediazione», a prima vista, pare più liberale dell'ultima relazione del cardinal Bagnasco. Ma l'attualità preme. Il quotidiano Avvenire , molto preoccupato per il muso duro di Berlusconi nei confronti dell'Udc, continua a temere che la presenza cattolica dentro i due schieramenti diventi «semi-irrilevante». E' il colmo. Mentre la Cei tuona perfino contro gli amplessi cinematografici di Moretti e propugna l'obiezione di coscienza dal sesso per gli attori, l'ex laico Ferrara trasforma l'aborto in un partito. Certo, Ruini è stato il suo cardinale di riferimento quando si è lanciato nella campagna per la moratoria antiabortista. E sicuramente anche la sua ultima provocazione servirà a tener desta una battaglia che l'ala ruiniana dell'episcopato ritiene ormai matura per strappare vittorie. La lista Pro life potrebbe essere utile a tallonare con sante pedate Berlusconi-Fini, alla destra, e Veltroni con i suoi teodem alla sinistra. Tenendo conto che il Cavaliere, pur devotissimo, non può permettersi di bruciare la parte laica dei propri voti e quindi, dopo aver chiesto la moratoria universale sull'aborto, ha respinto l'offerta di Ferrara versando un po' acqua sul fuoco antiabortista. Il cattolicissimo Rocco Buttiglione ha fiutato invece la possibilità, extrema ratio, di un'alleanza elettorale dell'Udc con Ferrara. Casini dovrà decidere cosa fare da grande ma intanto un altro Casini, Carlo, che è presidente del Movimento per la vita, ha chiesto a tutte le liste amiche di stringere un "patto" contro l'aborto e l'eutanasia. Ferrara è ormai un'eminenza. Non solo ha tenuto conferenze alla Cattolica di Roma ma tra pochi giorni terrà anche la lectio magistralis alla facoltà teologica di Benevento. Altri esponenti cattolici però bocciano la sua impresa elettorale. Non è ancora chiaro con chi si candiderà Eugenia Roccella, ex portavoce del Family day, ma si sa invece che l'altro leader di quella ormai celebre adunata, Savino Pezzotta, capeggia la Rosa Bianca e non vuole saperne di Ferrara. «Iniziativa pericolosa - la giudica - perché finisce per marginalizzare il tema dell'aborto che va invece inserito in una politica per la vita e vuol dire famiglia, lavoro e una fiscalità ad hoc». Come peraltro proclama anche il recente appello del Forum delle famiglie e come pensa un'altra parte delle gerarchie, convinta che l'elettorato cattolico sia più interessato ai salari e al costo dei figli che a tirar bombe sulla legge 194. I vescovi non rilasciano commenti. E' l'ora dei prudenti consigli, non delle plateali dichiarazioni. Anche monsignor Rino Fisichella, il quale un tempo onorò Casini di un elogio sperticato e che nello spartito ruiniano suona sempre la nota più alta, alla nostra domanda si trincera dietro una cortese battuta: «In campagna elettorale il cappellano di Montecitorio non dice neanche una parola di politica». Chissà se Casini e gli altri smetteranno di telefonargli.
13/02/2008 |
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«L'Italia tornerà agli aborti clandestini |
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«L'Italia tornerà agli aborti clandestini. E' l'orribile realtà che ci aspetta se la legge 194 verrà cambiata». Claudio Giorlandino, presidente della Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale (Sidip) e presidente del Forum delle associazioni di diagnosi, genetica e riproduzione, ritorna sulle polemiche che in questi giorni hanno preso piede dopo il documento di alcuni ginecologi romani che chiedono di rianimare i prematuri estremi e che ha riacceso il dibattito sul cambiamento della normativa che regola l'aborto, alimentato anche dalle numerose prese di posizione della Chiesa. «Il Vaticano - spiega - sbaglia bersaglio quando dice che la 194 è intrinsecamente cattiva, perché al contrario si tratta di una buona legge. Bisogna agire sulle coscienze e sull'educazione alla vita. Parlare al cuore e alla morale cristiana, non al Parlamento. Impregnare di amore i cuori della gente, non appoggiare una fazione politica per annullare una norma che, di fatto, riducendo negli anni gli aborti di oltre il 30% ha, al contrario, lavorato per la vita». In realtà - continua Giorlandino - «le questioni sono due: o si vuole veramente stabilire il termine temporale del secondo trimestre entro il quale sia consentita l'interruzione di gravidanza, o questo discorso è solo il pretesto per riportare la legge in Parlamento, con il rischio che si sta prospettando e cioè che si renda inaccessibile l'interruzione anche nel primo trimestre di gravidanza». Per Giorlandino «nel primo caso ci sono già le linee guida del ministero della Salute e sarebbe comunque antietico stabilire un periodo preciso e far riferimento solo a quello. Ci sono infatti feti sanissimi che vengono al mondo alla 23esima settimana e in questi casi c'è l'obbligo morale di fare tutto il possibile per tentare di salvarli. Ci sono, invece, feti che vengono al mondo alla 24esima settimana con malformazioni congenite per i quali l'accanimento terapeutico non farebbe altro che aggravare la situazione. Si tratta comunque di creature destinate a non sopravvivere», sottolinea. «Noi tutti - ribadisce il ginecologo - siamo per la vita ma anche per la libertà di ognuno di poter scegliere. Il diritto di scelta è in pericolo se sarà messa mano alla legge 194. Chi vuole modificare la normativa vuole farlo in senso restrittivo. Il tutto non farà altro che riportare le donne in ambulatori clandestini. Se poi si vorrà togliere il diritto di interrompere la gravidanza dopo i tre mesi a causa di un rischio per la salute fisica o psichica della donna, cominceranno i viaggi all'estero, come per la fecondazione assistita». Infine - osserva Giorlandino - «si è sentita ribadire la disponibilità degli istituti di assistenza a ospitare, una volta nati, quegli esseri strappati, con la forza dell'accanimento della rianimazione a ogni costo, al loro destino naturale. I genitori, privati anche del diritto di scegliere tra il dolore di un lutto e la sofferenza di una vita negata alla dignità umana, sarebbero costretti per le necessità imposte dal costo della vita, da una società selettiva, competitiva e insensibile alla sofferenza, ad affidare questi sventurati, come avveniva in passato, dietro compenso, a uno di quegli antichi istituti, oramai in grande dismissione, che rappresenterebbero l'unico "parcheggio" per tutta una vita di abbandono e solitudine». |
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