Siamo un gruppo di donne: amiche, colleghe, mamme... Da tempo mettiamo le nostre esperienze di solidarietà femminile in comune, ne parliamo, riflettiamo, e pensiamo che molte donne costruiscano, nella vita di tutti i giorni, una silenziosa ma potente rete di affetti, di aiuti, di sostegno. Alcune di noi vengono da altre esperienze o vi sono tuttora coinvolte (Comitato per la pace Spartacus, Collettivo Echidna, Mamme per la Pace...), altre si sono semplicente unite confluendo il loro apporto personale di donne attente alla realtà che ci circonda e con la volontà di "uscire dal silenzio". Abbiamo pensato di costituire un gruppo, il Collettivo Pacha Mama, per cercare di essere un punto di riferimento e di scambio di esperienze per chiunque si senta sensibile alla lotta e alla solidarietà femminili.

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Ciao a tutt*, è stata ripristinata la mail vecchia:

pachamama.ferrara@hotmail.it

ci auguriamo che non venga bloccata mai più

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6 ott 2008

Ciampino shock per una donna somala Nuda per ore e umiliata dalla polizia

ROMA - «Guarda questa pazza negra, mò ti meniamo. Se non fai quello che ti diciamo... Sei nera dentro e fuori...». Insultata e umiliata dopo essersi opposta a una ispezione vaginale e rettale ha denunciato di essere stata tenuta nuda e in piedi, per quattro ore, in un ufficio della polizia di frontiera dell' aeroporto di Ciampino perché sospettata di essere una trafficante di bambini e un corriere della droga. A raccontare in prima persona il caso di razzismo è Amina Said Sheikh, nata 51 anni fa a Mogadiscio, sposata con un ispettore della tributaria del ministero delle Finanze esperto in diritto islamico. Completamente opposta la versione della Polaria che smentisce tutto: «Nessun maltrattamento o frase razzista. è stata adottata solo la procedura prevista nei casi sospetti di traffico di stupefacenti dopo aver avvisato i magistrato: la donna era già stata denunciata due volte perché sorpresa con quantitativi di qat». L' episodio è avvenuto lo scorso 21 luglio quando la cinquantunenne è rientrata con un volo da Londra assieme ai quattro nipotini che vivono in Inghilterra. Due giorni fa la donna ha presentato un esposto in Procura assistita dagli avvocati Luca Santini e Mario Angelelli dell' associazione "Progetto diritti". I reati ipotizzati sono: perquisizione arbitraria e minaccia con l' aggravante dell' odio e della discriminazione razziale. «Vivo in Italia dall' 84 e una storia di razzismo come questa non mi era mai capitata - racconta Amina Sheikh assieme al marito Luigi Mancuso - Mi hanno offesa, discriminata e maltrattata. Prima hanno pensato che avessi rapito i miei nipotini. Poi mi hanno trattata come una narcotrafficante. Ma non sono una spacciatrice: sono stata denunciata solo per possesso di qat che nella cultura somala è un' erba officinale e solo da due anni è illegale in Italia». A effettuare la perquisizione sono state due poliziotte e un' agente della dogana. «Mi hanno fatto spogliare lasciandomi con il reggiseno. Mi hanno ordinato di sedermi e di alzarmi per accertare che non nascondessi droga. Poi hanno indossato i guanti di lattice dicendo che dovevano procedere a una ispezione vaginale e rettale - racconta ancora Amina - A quel punto ho detto "no, il mio corpo mai". Ho chiesto un medico ma le agenti hanno iniziato a minacciarmi: "Pazza negra te la faremo pagare". Dall' altra parte della porta c' erano i miei nipotini. Poi è arrivato mio marito». Il racconto è confermato dal coniuge: «Mia moglie è stata ammanettata sulla barella nuda e, avvolta in un foglio di cellophane, è stata portata in ospedale per la visita radiologica che ha accertato che non aveva ingerito alcun ovulo con droga». I legali della donna hanno annunciato che costituiranno parte civile. «Abbiamo atteso due mesi per formalizzare la denuncia perché Amina oltre è stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale - spiega l' avvocato Anegelelli - Qualche settimana fa l' inchiesta è stata chiusa e ora abbiamo chiesto al magistrato che Amina venga ascoltata con nuovi testimoni». «Abbiamo presentato una denuncia per calunnia e diffamazione - replica Remo De Felice, dirigente della Polaria di Ciampino - Sono stati i nostri agenti a essere stati insultati. Anche dopo aver chiamato l' avvocato, quella donna ha continuato a dare in escandescenze. è stata lei a voler restare nuda e quando è arrivata l' ambulanza ha gettato i vestiti contro gli agenti. Ha urlato: "Così lo vedranno tutti come mi avete ridotta"». - MARINO BISSO LAURA MARI

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la forza senza cultura

è auspicabile che i presidenti della Camera e del Senato siano lesti nel cogliere gli scricchiolii della pacifica convivenza e promuovano un osservatorio parlamentare sul razzismo che ormai tracima dalla greve licenza verbale in troppi episodi di violenza fisica. Lo stesso governo della "tolleranza zero" ha interesse a far suo un allarme che non riguarda più solo il diffondersi dell' inciviltà, ma anche l' ordine pubblico.Episodi come il pestaggio del giovane Samuel Bonsu Foster a Parma o l' umiliazione inflitta alla signora Amina Sheikh Said all' aeroporto di Ciampino - quali che siano gli esiti delle indagini - evidenziano un' impreparazione culturale di settori della forza pubblica nella pur necessaria opera di vigilanza e prevenzione anticrimine. Problemi simili esistono nelle polizie di tutto il mondo, il cui aggiornamento professionale deve tenere conto delle mutate condizioni ambientali. Ma ancor più inquieta l' ormai lunga collezione di aggressioni, squadristiche o individuali, che si tratti di pogrom incendiari contro gli abitanti delle baraccopoli o di sprangate sulla testa del malcapitato di turno. Tale esasperazione è stata spesso giustificata dagli imprenditori politici della paura come legittima furia popolare. Minimizzata tributando demagogicamente lo status di vittime ai "difensori del territorio". Fino a quando c' è scappato un morto: Abdoul Salam Guiebre. Ma nella stessa città di Milano la guerra tra poveri ha riproposto il bis martedì al mercato di via Archimede. Stavolta non per un pacco di biscotti: Ravan Ngon è stato pestato con una mazza da baseball dal venditore di frutta e verdura alla cui bancarella si era avvicinato troppo con la sua merce abusiva. Lo stesso giorno, nella borgata romana di Tor Bella Monaca, una banda di teppisti adolescenti pestava, così, a casaccio, Tong Hongshen, colpevole solo di aspettare l' autobus. Abdoul Salam Guiebre, Tong Hongshen, Ravan Ngon: nomi difficili da pronunciare, figure giuridiche differenti (un cittadino italiano, un immigrato con permesso di soggiorno, un altro che vive qui da cinque anni senza essere riuscito a regolarizzarsi), ma innanzitutto persone. Nostri simili che stentiamo a riconoscere come tali, di cui preferiamo ignorare le vicissitudini e i diritti. Nelle interviste trasmesse da Sandro Ruotolo a "Annozero", abbiamo udito i parenti dei camorristi accusati dell' eccidio di Castel Volturno manifestare indignazione: la polizia si muove "solo quando i morti sono neri"! Che si trattasse di una vera e propria strage, sei omicidi, passava in second' ordine. Temo che quell' infame, velenoso rovesciamento delle parti tra vittime e carnefici, rischi di diventare in Italia senso comune, se le istituzioni non interverranno per tempo. Di certo non aiutano i pubblici elogi di Maroni al vicesindaco di Treviso, che sul suo stesso palco si riprometteva di cacciare i musulmani "a pregare e pisciare nel deserto". Come se non fossero già centinaia di migliaia i nostri concittadini di fede islamica. Non aiutano i giornali filogovernativi che attribuiscono all' intero popolo zingaro una congenita propensione al furto. Non aiuta il cortocircuito semantico che equipara il minaccioso stigma di "clandestino" a un destino criminale. La regressione culturale di cui si è detto preoccupato anche il presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, ha tra i suoi responsabili gli spacciatori di stereotipi colpevolizzanti che nel frattempo promettono l' impossibile: un paese in cui, grazie alla mano forte delle nuove autorità, i cittadini siano esentati dalla fatica della convivenza. Così come si è rivelato fallace - inadeguato all' offensiva reazionaria - l' espediente retorico di una sicurezza che non sia "né di destra né di sinistra"; altrettanto insulso rischia di apparire oggi il richiamo al binomio "diritti e doveri" degli immigrati. Giusto, certo. Ma astratto, fin tanto che non verrà indicato loro un percorso praticabile d' integrazione e cittadinanza. O preferiamo forse che si organizzino separatamente per farci sentire la loro protesta, esasperando una contrapposizione separatista fino allo scontro con le istituzioni? Tra i sintomi della regressione culturale c' è anche la miopia con cui le forze democratiche del paese, a cominciare dal Pd, finora hanno ignorato la necessità di dare rappresentanza politica agli immigrati. Sarà forse poco redditizio elettoralmente, ma è decisivo per il futuro della nostra società che si affermino leadership responsabili, organizzazioni accoglienti, punti di riferimento alternativi ai capiclan e ai propagandisti dell' integralismo religioso. Persone che hanno avuto l' intraprendenza di emigrare per sfuggire a una sorte infelice, e che spesso hanno conseguito traguardi culturali e professionali significativi dopo essere approdati senza un soldo sulle nostre coste, possono contribuire anche al rinnovamento della politica italiana, bisognosa di ritrovare idealità e speranza. - GAD LERNER

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